Storia Valli di Zeri


Preistoria
Da dati incontrovertibili, si sa che il territorio zerasco, fu un importante crocevia appenninico; i suoi abitanti, quelli di cui si ha una ragionevole certezza, furono le tribù dei liguri-apuani, popolazioni bellicose ed indomite, poco versate agli interscambi amichevoli.
I primi insediamenti abitativi di cui si ha traccia, sono caratterizzati da piccoli villaggi, disseminati nelle vallate e posizionati in posizioni strategiche difendibili da eventuali invasori o nemici.

Le vallate di Zeri erano sicuramente già luogo di insediamenti fissi, già nell’età del bronzo, a riprova di ciò, furono ritrovate (anno 1938), tre urne cinerarie, una statua stele e ceramiche dell’età del ferro.

Il territorio di Zeri, come detto, fù crocevia di importanti vie di comunicazione, fra queste la Via Regia o “Salaria”; la via di Pontremolo e la via di Piacenza, queste strade (è un eufemismo se rapportato ai nostri giorni), erano quelle più veloci, per collegare il mediterraneo ed i suoi porti con la Pianura Padana ed il Nord Europa; la più importante era la Via Regia, la quale partiva dal porto della Luna (oggi Luni, il porto è stato nei secoli completamente interrato), risaliva la vallata del fiume Magra, poi lungo i crinali, attraverso il Passo dei Due Santi, raggiungeva il parmense, dove da lì era possibile risalire in navigazione il Po ed il Ticino fino a Bellinzona, oppure, passando per Cremona e il lago di Garda, proseguiva per il Brennero ed il Nord Europa.

Antiche vie di comunicazioni commerciali e di interscambi, antichi tratturi per il bestiame ed i piccoli commerci transfrontalieri, era allora sicuramente facile incontrare carovane di asini e muli, carichi di mercanzie; scambi non solo di materiali, ma anche di culture, fra popolazioni che si affacciavano sul mediterraneo e popolazioni del nord-est italico ed il nord Europa.

La via Regia o Salaria, rimase di rilevante interesse, fino al XVIII secolo, secolo in cui i fondovalle furono collegati con direttrici più sicure e scorrevoli.

Medioevo
La storia di Zeri, per quel che è dato conoscere, fu sempre legata intimamente alla storia di Pontremoli, ha subito la dominazione dei Fieschi, di Castruccio Castracane, degli Sforza e dei Visconti, per citare i più importanti. Durante la signoria dei Fieschi, i “villani” (abitanti del territorio pontremolese, ma fuori la cinta muraria della città), come quelli di Zeri, furono ammessi nel consiglio generale del comune di Pontremoli, visibile nel più antico documento di tale organismo (1495), tutti gli altri documenti storici sono andati perduti nell’incendio appiccato dall’esercito svizzero a buona parte di Pontremoli, archivio incluso. Vengono citati “Antonius Bollerii de Ziro; Parassacchus Pellicis de Ziro; Joannes Paulus Sclavi de Rossano; Antonius Bertolini de Codulo; Michael Janelotii de Arzelata”.

Età moderna
Sino al tempo delle riforme Leopoldine, il comune di Pontremoli, aveva diviso il suo territorio in quattro quartieri: del Piano; della Magra; del Verde e di Zeri e di Rossano. Di quest’ultimo quartiere facevano parte anche: S. Cristofaro, Oppilo, Careola, Arzelato, Torano, Cavezzana Gordana, Campoli e Navelunga.

Zeri, a differenza di altri territori Lunigianesi, ebbe sempre una forte identità, forte e fiera, un sicuro retaggio degli antichi progenitori liguri-apuani ed il fatto di essere stato per secoli una comunità chiusa, fortemente autarchica e negata ad innesti di altre culture e personalità. Il territorio zerasco, aveva confini ben definiti, questi spesso erano causa di controversie con i confinanti non zeraschi, ostilità che spesso sfociavano in conflitti armati, cruenti e con la conseguente chiusura dei transiti appenninici. La storia dei confini contestati, si concluse ufficialmente nel 1783, anno in cui furono concordati confini definitivi, questo grazie ad un’opera di mediazione del Conte di Villafranca L.

Gli zeraschi, caratterialmente e geneticamente, indomabili, si ribellarono alla città di Pontremoli, questo perchè, dopo la battaglia di Pavia, battaglia che vide il re di Francia, Francesco I, sconfitto e che lasciava a Carlo V la possibilità di diventare il padrone di tutta la penisola italica.
Fu una ribellione causata dal rifiuto degli zeraschi di partecipare alle spese di mantenimento delle truppe spagnole (circa 4000 soldati di fanteria, arrivati in Lunigiana al comando del generale spagnolo Aldana); per protesta i “villani”, in circa 800, scesero a valle, a Pontremoli, seguirono cruenti scontri, prima in prossimità di Casa Corvi, e poi, a ridosso della cinta muraria cittadina. Gli animi si calmarono, anche grazie all’opera di mediazione fatta da frate Mario da Zeri, guardiano del convento di S. Francesco.

Il granduca Pietro Leopoldo, fu sicuramente un personaggio “illuminato” nella sua gestione del potere, agevolazioni fiscali, riforme fino ad allora impensabili, trasformarono la Toscana in uno dei territori più ordinati d’Europa, riforme catastali ed urbanistiche, compresa l’unità amministrativa, consentirono gradualmente di eliminare tutte le autonomie.

Nel 1777, si sciolse il consiglio generale del comune di Pontremoli, di cui Zeri era parte, fu esso stesso trasformato amministrativamente e, come competenza territoriale, successivamente alla modifica dei confini amministrativi, nacquero i comuni di Caprio e di Zeri.

Nel Luglio 1786, Pietro Leopoldo, granduca di Toscana, visita la Lunigiana e dopo un viaggio avventuroso arriva a Zeri.

Tre anni dopo, il 25 Maggio 1789, una parte dell’esercito napoleonico, circa 300 uomini al comando del maresciallo Graziani, prese la strada per raggiungere e sottomettere anche Zeri; la voce di incendi, ruberie, stupri e devastazioni li precedette come un fulmine lungo tutte le vallate zerasche.
La sottomissione di Zeri, per i napoleonici, avrebbe comportato il controllo di più confini sul crinale appenninico, e di importanti vie di comunicazione (Via Regia, Via di Pontremolo,Via di Piacenza), ma l’esercito più forte ed organizzato d’Europa fu sconfitto dagli zeraschi, che adottarono la tattica della moderna guerriglia, con attacchi di piccoli gruppi in zone strategiche, complice la conoscenza del territorio.
Non paghi della vittoria, gli zeraschi, inseguirono le truppe napoleoniche fino all’abitato di Borgotaro (PR).
Nell’occasione gli zeraschi furono guidati da un sacerdote di Zeri, tale Don Giovanni Monali.

Dopo il congresso di Vienna, Pontremoli e Zeri, tornarono sotto il Granducato di Toscana, dal quale furono poi ceduti al Ducato di Parma.

Alla vigilia di questa cessione, gli zeraschi, che ne erano contrari, ripresero le armi nascoste, armi in buona parte predate all’esercito napoleonico 50 anni prima, scesero congiuntamente ai pontremolesi (circa 150 unità) in Val di Magra, guidati nell’occasione dall’Avv.to Domenico Giumelli, dal Parroco di Codolo, Don Giovanni Pilati e da Don Andrea Giulianotti.

Segue la seconda guerra di indipendenza, terminata nel 1859, ed il 28 dicembre dello stesso anno, un decreto governativo, decreto firmato dal Farini (allora capo di governo), sancì la nascita della provincia di Massa Carrara, la quale comprendeva la quasi totalità dei territori, interni e costieri, appartenuti agli Estensi ed ai Borbone, e Zeri era uno di questi.

Fra altre vicissutidini, si arriva all’anno 1861; è l’anno dell’unità d’Italia, per Zeri cambia ben poco.
L’isolamento ormai atavico persiste, la vita in montagna è sempre più dura, e agli inizi del 900, anche questo territorio conosce, in modo massiccio, il fenomeno dell’emigrazione. Le mete preferite sono il sud America, il nord America, la Francia e la Svizzera, vi è anche una notevole migrazione verso le città di Genova, La Spezia e Parma, e i paesi subiscono un marcato ridimensionamento abitativo.
Il primo reale collegamento viario con il fondovalle di Pontremoli, tramite una strada rotabile, risale al dopoguerra (anni 50), la luce elettrica in tutto il territorio è da datarsi inizio anni 60. Prima si studiava, si mangiava e ci si coricava, alla luce di lampade ad acetilene. I fermenti e gli umori che attraversano l’Italia di quel periodo, seppur con difficoltà, contaminano anche Zeri, che partecipa perdendo molti suoi figli alla grande guerra del 15-18.
Inizia poi l’epoca buia del fascismo, l’inizio della seconda guerra mondiale, l’occupazione tedesca e poi il suo epilogo; il carattere degli zeraschi, ancora una volta fa capolino, la lotta di resistenza conosce in queste vallate episodi e momenti di rilevante significato, non solo nostrano.

I rastrellamenti nazi-fascisti del 3 Agosto 44 e del 20 Gennaio 45, sono significativi: eccidi, esecuzioni sommarie di persone inermi, razzie ed incendi di ovili, abitazioni (l’antico archivio comunale fu completamente distrutto). Le innumerevoli violenze, fine a se stesse, non piegarono una popolazione che geneticamente indomita, avversava le imposizioni forzate. Nacquero i primi raggruppamenti partigiani, i quali dovettero contare molti caduti, e sempre in queste vallate, in quel di Rossano, grazie al Maggiore Inglese “Gordon Lett”, fuggito da un campo di prigionia, nacque il Battaglione Internazionale, formato in parte da soldati di diverse nazionalità. Questa formazione partigiana operò sia nello zerasco che nei territori contigui, ed entrò poi a far parte della Prima Divisione Liguria.

Il resto è storia recente ed ancora molti anziani conservano viva memoria degli eventi che si sono succeduti sino ai nostri giorni; sono questi ricordi, uniti alle esperienze di una vita che a noi sembra lontana che ci permettono di comprendere l’indole e le caratteristiche di questo territorio e della sua popolazione, ricordi e tradizioni e modi di vita che è indispensabile mantenere vivi ed adoperarsi perchè siano sempre di monito e di esempio per le generazioni future.

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